Con il presente numero Pubblic/azione inizia una collaborazione con la RE_edizione. I quaderni avranno la stessa impostazione dei primi numeri: con un argomento che li caratterizza, ma aperti alla ripresa degli argomenti dei numeri precedenti con delle sezioni specifiche. Si prosegue la ricerca su alcune manifestazioni dell’impensabilità. Le più evidenti come l’attacco ai bambini (trattato nel numero precedente) o le più subdole e nascoste come l’omertà.
In senso positivo l’omertà ha valore di difesa della persona, della costituzione e sopravvivenza stessa dell’identità di una persona o di un gruppo. In senso negativo, l’omertà è contro l’autorità esterna da cui il carattere di fuorilegge. Il conflitto interno lacerante tra la necessità di mantenere riservato il proprio intimo e la necessità di aderire alla legge che impone la trasparenza, può indurre gli individui o i gruppi o le società all’impensabilità cioè, con un meccanismo di scissione, ad una omertà interna, ad un’automertà.
L’osservazione di un attuale mutamento nell’uso dell’omertà, da parte dei gruppi sociali dominanti la civiltà occidentale, consentirà di capire l’importanza che sta acquisendo l’impensabilità nei rapporti tra gli uomini. L’omertà era, prima dell’11 settembre, caratterizzata dal segreto nei gruppi e fra i gruppi. Dopo l’11 settembre la necessaria segretezza dell’omertà si è spostata all’interno degli individui, creando una sorta di automertà: un’omertà con se stessi. Questo spostamento dell’omertà dai gruppi all’individuo è esattamente il sintomo del radicamento di quella che viene chiamata impensabilità.
Il rapporto tra impensabilità e omertà è caratterizzato da una congiunzione costante. Studiare il rapporto tra l’impensabilità e l’omertà sarà utile sia per capire meglio l’impensabilità, e in particolare di che cosa si nutre e in che modo viene difesa nei gruppi umani; sia per capire meglio l’omertà, al di là dei luoghi comuni banalizzanti e perciò rassicuranti.