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2014
















La parola entropia deriva dal greco εν, “dentro”, e τροπε, “cambiamento”, ”punto di svolta”, “rivolgimento”: tale grandezza rappresenta il grado di disordine, di caos, di un sistema. Più il disordine aumenta, più l’entropia cresce.

Un aumento di entropia spontaneo avviene sempre in natura. Il caos aumenta per reazione naturale, e l’aumento di entropia è un fattore strutturale dell’universo stesso. L’energia totale dell’universo è costante e l’entropia totale è in continuo aumento, fino a raggiungere un equilibrio.

Inoltre un aumento di entropia ci permette di dire che una reazione è reale ed ogni reazione reale, quindi ogni reazione che avvenga con aumento di entropia, è irreversibile.

Questo comporta che una volta che una trasformazione reale avviene non si può più tornare indietro: anche tornando da uno stato finale ad uno identico a quello iniziale per temperatura, volume pressione o altri parametri, almeno una variabile differirebbe da quelle iniziali: l’entropia.

In poche parole, scopriremo insieme come quella tra me e Pubblic/azione è una reazione naturale, in cui il disordine del mio mondo interiore è cresciuto facendomi sentire parte più viva dell’universo stesso perché “il caos è vita”.

Marta Aiello



“Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”
(F. Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”)







Il ragazzo cattivo è colui che viene facilmente vissuto dall’istituzione come un malevolo apportatore di disturbo, di fastidio, come qualcuno che non sa godere della rassicurante omeostasi delle evidenze, del piacere di stare insieme senza turbamento, ma vuole ostinatamente e incomprensibilmente evidenziare quello che non c’è. Il ragazzo cattivo, per l’istituzione, è lo psicoanalista, quando è davvero disposto a mantenere un rapporto appassionato con la funzione analitica.

L’istituzione, qualsiasi istituzione, è un Cosmo con le sue leggi di funzionamento, e immette quindi in uno spazio pluridimensionale, vertiginoso, per questo capace di suscitare angosce profonde, terrore dell’illimite o, al contrario, di un’alienazione castrante. Ma l’istituzione è anche necessaria per gli esseri umani, affinché si possa istituire un senso comune minimamente condivisibile per la vita di tutti i giorni e per la ricerca, per la pubblic/azione dei pensieri. L’istituzione è quindi anche uno spazio interno e allora la lotta per la pensabilità sarà tra la tendenza a istituire, per pensare, e quella ad istituzionalizzare, per rassicurarsi, difendendosi dall’angoscia del cambiamento.

Il lavoro proposto si divide in due parti, una consistente nel resoconto e nelle riflessioni di un’esperienza all’interno del tribunale per i minorenni di Catania, l’altra in una riflessione sul rapporto con l’istituzione che prende le mosse dagli accenni qui proposti.

Nicola Nociforo